Pubblicato su politicadomani Num 89 - Marzo 2009

Recensioni
Finché l’avvocato non vi separi

Presentata a Marano, nella cornice della Galleria Primavera, a cura della Libreria Gagliardi, l’ultima edizione del libro di Gianni Puca, personaggio eclettico e imprevedibile
Giuseppe Della Monica

Cosa dire di “Finché l’avvocato non vi separi” di Gianni Puca? Per prima cosa mi vengono in mente le prime domande che gli avrò rivolto in sede di presentazione del libro, in febbraio, alla libreria Gagliardi a Marano:

  1. Come si fa a diventare Gianni Puca?
  2. Come si fa a scrivere una commedia?

Sì, perché è una commedia esilarante, questo testo.
Edito già due volte (da Seneca Edizioni e da Kairòs) con il titolo “La terza guerra mondiale - Gli uomini contro le loro metà sbagliate”, ora viene ripubblicato dalla stessa Kairòs con accluso un CD-Rom dei Vottafuoco (gruppo folkloristico napoletano), che mettono in musica alcune liriche vernacolari di Puca. Il titolo del CD-Rom è “M’aspiette”.
Allora tanto vale fare immediatamente luce sulla figura dell’autore.
Gianni Puca è un avvocato matrimonialista (ironia della sorte letteraria) di 36 anni, noto anche per un recente libro “avventumoristico”, “Il principe Quasiazzurro e la password maledetta” (Cento Autori editore). E alla ribalta delle cronache cittadine anche per una sua bizzarra iniziativa, peraltro citata nel libro: si sposerà il 1° settembre dell’anno prossimo, e fin qui niente di strano, se non fosse che gli manca ancora la fidanzata. Lui ha ottimisticamente prenotato chiesa e ristorante e tutto il resto, convinto che la fidanzata, grazie anche a Facebook, sia la cosa meno difficile da trovare...
Per venire al testo, è un testo fuggente a definizioni troppo precise. Si ride molto, ma è difficile dire perché. Di solito in una commedia si ride per il linguaggio o per le situazioni, variamente combinate, assemblate, mescolate. E, di solito, un aspetto predomina sull’altro, si può parlare di commedia d’azione o di parola.
Nell’opera di Puca i due aspetti sono sapientemente sfalsati, con un effetto di straniamento che più brechtiano non si può: mentre una situazione si carica di risvolti comici e ci si aspetta di arrivare al climax, il tutto si sfuma in una serie di giochi di parole.  E, viceversa, mentre si accumulano giochi di parole uni sugli altri, l’azione viene rimessa in moto da un evento inaspettato.
Bisogna subito chiarire che Puca di teatro ne mastica, e parecchio: se i suoi protagonisti sono senza dubbio i borghesi napoletani alienati di Viviani (per questo aspetto rimandiamo alla brillante introduzione di Edgardo Bellini e ad un illuminante saggio di Luigi Compagnone, “Viviani, canto corale”), non manca il teatro con circo e fuochi d’artificio di Majakovskij (le luci che si accendono al suonare del campanello e del telefono, il fumo ed i lapilli che emette Laura); Miezzuservizio, la colf polacca che parla all’infinito, ma in napoletano, è un fool in gonnella di statura shakespeariana; e certe situazioni e personaggi sono tipicamente prese di peso dal teatro di Eduardo: senza volere anticipare troppo, Gioggiolone è una riuscita controfigura di Nennillo di “Natale in casa Cupiello”, un bamboccione trabordante di cazzimma, tanto per usare un linguaggio attuale.
Gianni Puca, da buon autore umoristico/satirico, cerca di essere spietato, perfido e cattivo con entrambe le... parti in causa, ma gli riesce istintivamente meglio di accanirsi sul sesso debole, con tanti saluti al politicamente corretto. Il che può far bene al suo fegato  (e magari a quello di tutti noi maschietti), ma potrebbe creare qualche problema in sala ed al botteghino. Senza contare che il 1° settembre 2009 è più vicino di quanto non sembri: quindi attento, Gianni, qualche candidata al posto di tua metà potrebbe decidere di tirarsi indietro, viste le premesse letterarie...

 

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